Arte applicata

Fantasie dello spazio nelle sculture di Gian Pietro Moretti



Immagini legate alla terra, creature dell’acqua, fantasie dello spazio, segni zoomorfici che sfociano in visioni creative, sono le sculture che Gian Pietro Moretti è andato eseguendo per adattare idee incantate a delle realizzazioni architettoniche globalmente già definite. Una opportunità di relazione tra arte e architettura, infatti, è stata creata dall’architetto Aurelio Pezzola che ha sollecitato, nella messa in opera di suoi lavori, l’intervento di   Gian Pietro Moretti.

Ne sono nate così ristrutturazioni o nuove costruzioni, essenziali nel lessico architettonico e variegate nel linguaggio artistico che hanno assunto una nuova importanza, sia per la fruizione pratica dello spazio sia per il gusto estetico.

La collaborazione tra scultore ed architetto, concretizzata in un arco temporale di circa sette anni, ha affrontato pertanto un variegato ventaglio tematico, sono lavori che non tentano di impressionare o riscuotere approvazioni con soluzioni di forme che sorprendono, ma piuttosto sculture che integrandosi simmetricamente con le realizzazioni architettoniche raggiungono un pregevole livello espressivo avvalorandosi a vicenda nella sintesi della funzionalità, della dinamicità e della armonia  spaziale.

La loro collaborazione invita a riflettere sul rapporto che lega l’uomo ai luoghi con cui entra in relazione e si colloca in una cornice ideale di un percorso che trasforma gli interventi da oggetto a soggetto di un’esperienza complessa.

Per concludere con un’affermazione di Moretti sulla scultura che noi estendiamo anche all’architettura ogni opera d’arte è un elemento naturalistico e metaforico che gravita sempre attorno all’uomo, al suo apparire nella realtà, al suo modo di affermazione nel quotidiano secondo le sue peculiarità di contrasto, ma anche secondo la sua sostanza di universalità.

                                                                                                                                                                  

                                                                           Anna Maria Di Paolo


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